La scienza del cuoio capelluto e dei capelli, sia in stato di salute, che in stato di malattia
Fabio Rinaldi, Anna Trink, Giammaria Giuliani, Daniela Pinto
D Pinto, FM Calabrese, M De Angelis, G Celano, G Giuliani, M Gobbetti, F Rinaldi
F Rinaldi, A Trink, D Pinto
D Pinto, A Trink, E Sorbellini, G Giuliani, F Rinaldi
J Lehmann, J Chéret, F Jimenez, H Erdmann, D Pinto, F Rinaldi, …
La tricologia è un settore specialistico della medicina che si occupa di studiare le malattie, l’anatomia e le funzioni dei peli e dei capelli. Si tratta della scienza del cuoio capelluto e dei capelli, sia in stato di salute, che in stato di malattia. La capigliatura e la condizione del cuoio capelluto sono elementi chiave per lo stato di salute del paziente, spesso non riconosciuti o dichiarati come poco importanti in campo medico. I capelli infatti, sono indicatori molto sensibili, che non andrebbero mai sottovaluti, degli squilibri del corpo come, ad esempio, problemi metabolici o di cattiva alimentazione, influenze psicoemotive o stressogene, che possono influenzare negativamente il normale sviluppo ed aspetto della capigliatura.
Il dermatologo tricologo è in grado di diagnosticare e trattare una vasta gamma di disturbi ed alterazioni del cuoio capelluto e della capigliatura come: alopecia areata nell’adulto e nel bambino, alopecia androgenetica, alopecia totale e universale e calvizie maschile, perdita di capelli diffusa femminile in menopausa, danno da cosmetici e farmaci, alterazioni della struttura del capello congenite ed ereditarie; nonché disturbi quali dermatite seborroica e allergica, psoriasi del cuoio capelluto, e condizioni quali seborrea, secchezza e prurito. Nella maggior parte dei casi, una serie di informazioni consentirà al dermatologo tricologo di identificare la causa del problema e consigliare l’eventuale trattamento.
Questo primo punto riveste importanza fondamentale: spesso è proprio il paziente e la sua storia clinica a far comprendere allo specialista quali sono i dubbi, i problemi reali, e le situazioni attuali, rispetto alle aspettative del paziente stesso che si trova ad affrontare un presunto problema di capelli. Compito del Dermato-Tricologo è quindi quello di ascoltare attentamente il proprio paziente per saggiare non solo l’attinenza clinica a quanto affermato, ma anche, il grado di ricettività di fronte al prospetto di una diagnosi e di una eventuale cura.
Tutto questo poichè – specialmente in ambito tricologico – il paziente ha già accumulato esperienze, positive o negative, ha già tentato delle strade mediche e non, ha ascoltato diversi e spesso dissimili pareri – da parte del farmacista sotto casa, dell’amico “con lo stesso problema“, del conoscente che “ha risolto il suo stesso caso“, oppure ha letto le tante, spesso troppe e non controllabili indicazioni che la rete ci porta fin dentro casa.
La fase 1 è quindi quella più cruciale: la stessa che potrà dire se quel paziente dopo la visita, gli esami strumentali e la diagnosi, sarà in grado di seguire una terapia, ma soprattutto di fidarsi del proprio Dermatologo Tricologo e quindi, di affidarsi alle sue cure e (cosa fondamentale) ai suoi controlli periodici. La situazione che ne deriva si chiama, con un termine anglosassone “compliance“, che significa “aderenza” ma anche “accondiscendenza” non solo alle terapie prescritte, ma anche al rapporto fiduciario che deve ineluttabilmente intercorrere fra il medico ed il suo paziente.
In questa fase, al paziente viene richiesto di sedersi su una poltrona o sedia per l’analisi generale dello stato dei capelli e del cuoio capelluto: l’esame deve essere effettuato per mezzo di una lampada dermatologica con ingrandimento 3 o 5X. In questa fase si analizza la presenza di segni clinici macroscopici indicativi di una situazione patologica: l’esplorazione, l’effettuazione di test manuali come il pull-test, il test al cartonfeltro, il test della scriminatura, la valutazione macroscopica delle radici del capello, sono i più classicamente effettuati.
Grande importanza riveste questa procedura, apparentemente semplice, che il dermatologo tricologo effettua correntemente e comunque sempre, durante la prima visita: la fotografia digitale globale del cuoio capelluto ed i particolari (regione parieto-occipitale, golfi fronto-parietali) è imprescindibile non particolarmente per la diagnosi, ma soprattutto per il controllo e la risposta alle terapie.
Di recente introduzione, la dermatoscopia del cuoio capelluto (che si effettua allo stesso modo della dermatoscopia in epiluminescenza per il controllo dei nei) una tecnica anch’essa non invasiva, rapida ed indolore al paziente, garantisce una serie di dati che solo la valutazione digitale può garantire: dal diametro medio dei capelli (indice di progressione della calvizie) alla densità locale (che varia da uomo a uomo, ma che può subire variazioni settoriale o globali in particolari condizioni patologiche, non solo relegabili alla calvizie – vedi lichen plano pilare, areata cicatriziale in primis): ovviamente, in tale sede tralasciamo altri test invasivi e mininvasivi (dal fototricogramma, al tricogramma, alla biopsia del cuoio capelluto) effettuabili solo in particolari condizioni e dopo consenso informato su ogni specifica procedura.
Ogni paziente dovrebbe avere la sua cartella clinica digitale, nella quale si annotano come in un diario clinico, le fasi fotografiche macroscopiche dell’andamento della terapia a seguito dei controlli: molto utile commentare assieme ai pazienti le immagini per far comprendere che spesso dietro ad un’apparente piccolo miglioramento ci sono grandi cose che stanno mutando (ricrescita, ridensificazione etc)
Ciascun paziente, prima di una terapia deve poter comprendere a cosa serva quella terapia, cosa possa produrre quella terapia e per quanto tempo dovrà protrarre la stessa: nell’ambito del consenso informato verbale al paziente queste scelte saranno fondamentali, per quella “compliance” cui si faceva precedentemente riferimento.
Una volta chiarita la diagnosi e proposta la terapia il passo è breve: la ricetta dovrà sempre essere accompagnata da una precisa posologia e modalità di somministrazione, poiché sovente il paziente può dimenticare come assumere od applicare un farmaco, dissolvendo quindi per mesi i potenziali benefici di una terapia adeguata.